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lunedì 28 ottobre 2013

DIETRO IL SIPARIETTO DELLA POLITICA...

Armido Chiattone detto Mido
Se a qualcuno fosse sfuggito , ricordo che il TG5 e gli altri TG hanno dedicato un sacco di tempo al signor Renzi , piú noto come il "rottamatore" , alias l'"asfaltatore di cavalieri".
Il sindaco di Firenze é ormai diventato il protagonista assoluto di tutte le televisioni , forse anche di quelle estere , che vedono in lui una nuova icona della politica italiana .
Ma sará veramente cosí ?

mercoledì 23 ottobre 2013

NOVE CAPIGRUPPO RINVIATI A GIUDIZIO IN EMILIA ROMAGNA PER PECULATO .

Armido Chiattone detto Mido
Tutti i nove capigruppo del consiglio regionale dell'Emilia Romagna sono stati rinviati a giudizio per peculato .
Dopo Fiorito e Maruccio ecco scattare lo scandalo della regione da sempre la piú rossa d'Italia .

lunedì 21 ottobre 2013

NUOVI BALZELLI E GABELLE PER MANTENERE I BUROCRATI DI STATO

Armido Chiattone
Stiamo vivendo momenti di grave difficoltá ; tutti noi , nessuno escluso , facenti parte della cosiddetta massa popolare , siamo alla mercé di chi ci governa , delle istituzioni , di Fisco , Equitalia e quant'altro .
É come se una parte della popolazione , per le funzioni che svolge , fosse il nemico collaborazionista come ai tempi del nazismo .

domenica 20 ottobre 2013

E SE LO STATO NON CI FOSSE ?

Armido Chiattone detto Mido
Ció che capiscono in pochi é che le manifestazioni degli antagonisti esistono perché esiste lo Stato .
Ecco dove emerge l'ottusitá di Alfano , il quale difende lo Stato e le sue regole...ma lo Stato e le sue regole vanno seguiti quando non ci fossero privilegi , corruzione , sabotaggio , una magistratura inesistente ed iniqua , inficiata per lo piú da tendenze politiche che ne snaturano la funzione .
Qui non si tratta di essere anarchici , di essere figli della violenza ,di essere asociali o disubbidienti .
Il dato emergente é che il fenomeno della rivolta avviene quando l'esempio che traspare dall'alto é vergognoso ed inaccettabile .

lunedì 14 ottobre 2013

IL GOVERNO DEI MEDIOCRI...

Armido Chiattone detto Mido
Fassina , Saccomanni , non parliamo di Alfano ...il famoso rospo che non diventerá mai principe...e per ultimo Letta ; mi verrebbe voglia di chiedere se non fosse il caso di inventare un nuovo ministero : il ministero delle mummie , con Rodotá ministro e Cicchitto sottosegretario .

domenica 13 ottobre 2013

IL PDL E LA CONCORDIA...

Armido Chiattone detto Mido
Nel PDL c'é chi sostiene che occorra ristabilire la "concordia" ; se non erro la CONCORDIA é una nave affondata da un certo Schettino , che come Alfano , per fare l'inchino di fronte all'Isola del Giglio , ha sbagliato manovra .
É strano come due capitani di navi diverse siano uniti dallo stesso destino : manovre sbagliate , inchini poco dignitosi e disastro totale .
Alfano deve andarsene , cosí come i ministri del governo dell'inciucio , ai quali sembra fare piú gola la sedia che la dignitá. 

mercoledì 9 ottobre 2013

I FANS DI "BERLUSCONI LEADER LIBERO" DEVONO LEGGERE QUESTO POST...

Armido Chiattone detto Mido
Alfano , Il rospo che non diventerá mai principe ora é al fianco di Letta ; si sente difeso dalla campana di vetro del governo , ma non sa che le campane di vetro non sono infrangibili .

domenica 6 ottobre 2013

ALFANO , CICCHITTO E L'ABBRACCIO MORTALE

La coppia di ferro
Che fossero due scamorze non c'erano dubbi ; Alfano e Cicchitto stanno dando prova di essere due personaggi in cerca d'autore...un autore che non troveranno mai , perché non c'é un editore disposto a pubblicare le loro idiozie .

giovedì 3 ottobre 2013

IL SEGUENTE POST É UN VERO PEZZO DI BRAVURA...COMPLIMENTI ANGELA

Il tramonto di un'epoca

AUTUNNO ROSSO — di Angela Piscitelli

1 ottobre 2013
di
Che era­vamo impre­sen­ta­bili, ce lo ave­vano detto in tutte le salse ed in tutte le lin­gue, pure in con­go­lese. Ed ora che abbiamo messo il re a nudo, ecco che tutti i con­formi, ditino in alto ci segnano come irre­spon­sa­bili. Bel con­cetto delle lar­ghe intese, ave­vano i nostri “sodali”: fare il pro­prio comodo, det­tare la linea, spu­tarci addosso ed in più spe­dire in galera — per diret­tis­sima — for­zando la mano, il nostro lea­der. Que­sto governo pas­serà alla sto­ria come il più inu­tile ed il più sur­reale. Ancora una volta il Cav, sant’uomo, si era fatto infi­noc­chiare alla grande: l’economia in mano al solito buro­crate mer­ke­lo­filo, un pesce in barile di crauti suc­ce­da­neo di Monti, pre­mier ed intorno fol­ko­lore puro, di cat­tivo gusto. La Can­cel­lieri alla giu­sti­zia ha bril­lato per assenza, troppo impe­gnata a girare il ragù o a occu­parsi dei nipo­tini, men­tre si orga­niz­zava l’eliminazione del Cav. Governo di kil­le­rag­gio rosso che più rosso non si può, gra­gnuola di bugie gior­na­liere, paese alla deriva, ma tanto, le mis­sioni erano due: met­tere la prua ben dritta al ser­vi­zio dell’Europa (pote­vano pure nomi­nare Schet­tino pre­mier) e libe­rarsi final­mente del nemico sco­modo — il diverso -, e con lui, dei suoi dieci milioni di elet­tori: l’Italia che lavora men­tre gli altri mangiano.

Ma il Leone — sep­pur impal­li­nato, feb­bri­ci­tante, pro­vato, ha rea­gito. Come nei finali più entu­sia­smanti il guer­riero morente rac­co­glie le forze e infila la spada nel cuore del cat­tivo: non riu­scirà ad ucci­derlo, ma non ne sarà complice.
Tutte le rico­stru­zioni fan­ta­sti­che appron­tate da lesto­fanti casto­crati, casto­grafi e qua­glia­rielli non hanno un bri­ciolo di verità: il Cava­liere sa bene che lo faranno deca­dere e che andrà in galera (o a i ser­vizi sociali che dir si voglia), quello che però non può accet­tare, dopo vent’anni di ono­rato ser­vi­zio, è che par­cheg­giato in pri­gione il vec­chietto tonto, gli altri con­ti­nuino a fare scem­pio dell’Italia, non rispet­tando nem­meno uno strac­cio di patto con il suo avallo.
Abuso die­tro abuso, si va verso la rego­la­riz­za­zione finale dell’Italia. Pic­cola e media indu­stria pol­ve­riz­zata, la prima casa sot­tratta, eser­cizi com­mer­ciali d’eccellenza distrutti, e al loro posto indi­stur­bati, i “com­pro oro”, stroz­zini e avvol­toi esat­ta­mente come le ban­che. Vie­tato espri­mere opi­nioni, si può solo abbas­sare la testa ed obbe­dire. I com­plici di que­sta siste­ma­tica raz­zia, pre­miati; gli altri ridotti alla mise­ria. Ecco per­chè assi­stiamo ad un inte­res­sante vol­ta­fac­cia di certi pen­na­iuoli che comin­ciano pure loro a dipin­gere il Cav come un vec­chio pazzo e cor­teg­giare le sciac­quette che dicono: “non voglio morire fascista”.
Ormai è chiaro: la demo­cra­zia, da noi è una presa per i fon­delli. Le riforme isti­tu­zio­nali non sono con­sen­tite in dit­ta­tura, e le dit­ta­ture — quelle vere — non si rove­sciano né con le ele­zioni, né con i cosid­detti inter­venti uma­ni­tari. Il mondo non è certo pro­gre­dito dalla seconda guerra mon­diale ad oggi, guar­da­tevi intorno tutti: vi accor­ge­rete che hanno bom­bar­dato la verità, l’istruzione, la fami­glia, la giu­sti­zia, l’identità.
Patria. Un sostan­tivo esi­liato dalle nuove sin­tassi e dai nuovi con­qui­sta­tori. Nean­che geni­to­ria, potrà chia­marsi: né san­gue, né terra, né sto­ria, né ricordo. Nell’aereopago della Polis sono entrati quat­tro uomini d’arte e di cul­tura che grandi cose potreb­bero imma­gi­nare per risol­le­vare le sorti del nostro, del loro paese, e invece nes­suno di loro ha par­lato, anzi, quasi di sop­piatto, sepolte bac­chetta, matite e for­mule, si sono acco­mo­dati a far numero retri­buito nella schiera com­patta dei pigia­tori di pul­santi a comando.
Intanto, men­tre l’Italia muore, c’è chi paga tre­cen­to­mila euro dei tizi per osser­vare gli alberi, chi applaude all’okkupazione kul­tu­rale di un tea­tro di Roma, chi assume inse­gnanti per far clien­tele, chi si finge scrit­tore per andar sfa­sciando car­rozze, chi tra­duce e tra­di­sce e chi tra­di­sce e basta.
La dema­go­gia ha scal­zato ogni cono­scenza. Il metodo più sem­plice per squa­gliare un popolo è ren­derlo sme­mo­rato. Da noi è suc­cesso. La sto­ria ha le sue rime, che spesso restano incom­pren­si­bili anche dopo mille e mille anni. Le isti­tu­zioni e le leggi sono con­ven­zioni, pas­sano. Quello che resta di un tempo è il pen­siero -, se pen­siero c’è.
Era il marzo 2001 e nes­suno se ne ricorda più. I Tale­bani ico­no­cla­sti fecero sal­tare in aria i due Budda di Bamiyan: il fatto generò appena una blanda e distratta indi­gna­zione — rotta sol­tanto dalle urla di Vit­to­rio Sgarbi -, solita voce nel silenzio.
La dina­mite dei “tale­bani de noar­tri” è stata l’ideologia, la dam­na­tio memo­riae è stata meti­co­losa, capil­lare, deva­stante. Al posto della Patria can­tata, scol­pita, costruita, un misero simu­la­cro infar­cito di reto­rica vele­nosa, grot­te­sco ed inu­tile come un fan­toc­cio di Carnevale.
Da vent’anni emi­grante, per vent’anni ho visto cial­troni san­ti­fi­cati in tour­née per­man­tente effet­tiva a dir male dell’Italia, ad insoz­zarne l’immagine, stra­pa­gati per farlo. Ita­liani, da altri ita­liani: tutti con la minuscola.
No, Pre­si­dente, non è con l’età che il suo mondo si dis­solve. Si dis­solve con l’oblio delle egre­gie cose del quale era fatto: la fami­glia, i monu­menti, la lin­gua, la cul­tura, la fie­rezza, il dovere, la dignità, lo spa­zio, il rispetto, i sogni. Lei ha vis­suto abba­stanza per vederla, un’Italia, non sarebbe stato meglio difen­derla come meri­tava, invece di votarsi a inte­ressi alieni? Si guardi allo spec­chio e si domandi: cos’è l’Italia?
Non è, e non può essere terra di pre­va­ri­ca­zione e di ingiu­sti­zia, di diritti stra­volti e finti diritti riven­di­cati, di governi fan­toc­cio, di inqui­si­tori, di codardi, mario­nette, di pano­rami con­traf­fatti e disfatti: un deserto fuori e den­tro le coscienze. Cit­ta­della senza pre­si­dio d’una iden­tità certa, l’Italia è desti­nata a sfal­darsi. Mi dica, Lei che taglia nastri ad ogni piè sospinto, che com­me­mora con la voce rotta, ha mai pro­vato a doman­dare a quello stuolo di tri­co­teu­ses in dop­pio­petto che lo accom­pa­gna su que­sta gio­stra impaz­zita, quale è il senso auten­tico di una qua­lun­que ricor­renza civile?
Que­sti sono giorni bui, il cica­lec­cio delle tele­vi­sioni non copre l’urlo stra­ziante della verità tra­dita. Non può esserci paci­fi­ca­zione senza cono­scenza, ma noi, che “fatti non fummo a viver come bruti”, di cono­scenza non ne abbiamo più: siamo adde­strati a distrug­gere, e la colpa è vostra.
Ora va in scena l’ultimo atto della com­me­dia; dopo, il sac­cheg­gio sarà una pas­seg­giata, chi non applaude sarà per­se­guito a norma di legge. C’è chi comin­cia a dire che abban­do­nare que­sto Par­la­mento è un atten­tato alla Costi­tu­zione, invece pare sia cosa buona e giu­sta che un mini­stro della Repub­blica dica che la parola “mamma” sia da ban­dire, ed il Colos­seo da smontare…
Ita­lia… Ita­lia. Fu un sogno di pochi, ma tutte le volte che nasce un Ita­liano va demo­niz­zato e poi ucciso prima che possa rin­ver­dire il sogno, salvo poi pro­porre alla fami­glia un son­tuoso fune­rale di stato con tanto di com­pianto isti­tu­zio­nale. Che vergogna!

mercoledì 2 ottobre 2013

ADDIO SOGNI DI GLORIA...

Armido Chiattone detto Mido
Eccoci serviti , noi zoccolo duro di Berlusconi diventati ora preda della follia piú assoluta ; Berlusconi ha perso la sua battaglia , sconfitto e ridicolizzato da quasi tutto il mondo...penso che lascerá e si ritirerá a vita privata .